San Potito, 29 Gennaio 2023
omelia di Vittorio Stesuri
( Società San Paolo )
Nel Vangelo di Matteo, Gesù appare come il nuovo legislatore, il nuovo Mosé. Come Figlio di Dio in unità col Padre che conosce, può offrirci una nuova versione della Legge di Dio. E il nuovo Mosé che sale sulla montagna e guardando la folla che lo seguiva, proclama quella Nuova Legge che comincia qui ad essere affermata.
Matteo scrive questo testo per le comunità di giudei convertiti che vivono nel contesto di rottura con la sinagoga dalla quale derivano. La loro comunità è entrata in crisi, perché in essa cominciarono ad apparire diverse tendenze: alcuni della linea farisaica volevano mantenere lo stesso rigore nell'osservanza della Legge, al quale erano abituati da prima della loro conversione a Gesù. Ma nel farlo, escludevano i piccoli e i poveri, non era questo il desiderio di Dio. La nuova Legge introdotta da Gesù invece chiede che tutti siano accolti.Per questo Gesù definirà chi in essa può entrare nel Regno e propone otto categorie di persone tra le quali ogni credente è invitato a riconoscere il proprio vissuto esistenziale. La 1ª e l'8ª categoria (i poveri ed i perseguitati per causa della giustizia) ricevono la stessa promessa del Regno di Dio immediatamente, poiché Gesù dice "di essi è il Regno dei cieli!" Tra la prima e ultima categoria, ce ne sono altre sei che invece ricevono una promessa che andrà a realizzarsi nel futuro.Le beatitudini sono dunque un insegnamento che vuole aprire il cuore dei credenti. Ma chi è il è primo Beato? Gesù stesso. L’insegnamento è trasmissione di vita e nasce da un’esperienza. Gesù comunica ciò che ha vissuto, ma “vissuto” non significa solo qualcosa di accaduto, ma elaborato, rivissuto interiormente dalla persona, pensato e posto davanti a Dio. Il vissuto non è veramente tale se non è rivissuto nel cuore e nella mente di chi ha sperimentato qualcosa e poi lo vuole trasmettere come prezioso contenuto di vita.
San Paolo non è da meno quando ai Corinti ( II Lett) scrive: "non ci sono tra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili. Ma quello che è stolto per il mondo Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio la ha scelto per ridurre a nulla le cose che sono perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio"
Si tratta dell’umiltà che nasce come forza nuova dall’umiliazione della croce!
Comprendiamo che qui vi sia un accenno alla condizione accolta da Gesù offrendosi sulla croce per noi e comprendiamo come quella situazione è quella che la Ven. Nilde cercò di assumere nella propria offerta! “Eccomi o mio Gesù, ti offro tutta la mia vita, tutto me stessa perché tu compi in me tutti i tuoi disegni. Fa che mai metta ostacoli alla tua santa volontà, in qualunque modo si manifesti”
Cerchiamo di immaginare il lavoro interiore che sottostà alle beatitudini e chiediamoci: chi può pronunciare parole così potenti come le beatitudini? Queste parole rivelano la forza e l’autorevolezza di chi le pronuncia e diventano una sorta di identikit spirituale di Gesù stesso e di coloro che saranno suoi discepoli.
Gesù uomo delle beatitudini col quale noi credenti dobbiamo confrontarci. Queste parole che Lui pronuncia, aprono uno squarcio sull’esperienza interiore di Gesù. Egli suggerisce che occorre
fare qualcosa
in quelle situazioni descritte e chiamate per nome, come la persecuzione che si subisce o l’afflizione che si vive, perché diventino luogo e motivo non di disperazione ma di beatitudine. Come scrisse un autore: “Purezza di cuore e povertà in spirito, mitezza e misericordia sono fonti di beatitudine perché bastano a se stesse e trasformano chi le vive. Sono parole la cui potenza è nascosta nella loro verità inesauribile: verità provata da Gesù stesso che ha vissuto in sé ciò che ora può proclamare come autorevole e vero per ogni uomo. Le beatitudini sono una sintesi di autorevolezza umana e di conoscenza di Dio, di conoscenza del cuore umano, ovvero del proprio cuore, e del cuore di Dio. Per questo Gesù può esprimersi con tanta autorevolezza anche su Dio e sul suo Regno promettendo la consolazione di Dio, la sua misericordia, la sua intimità, la sua comunione a chi vive in tale pienezza e profondità queste situazioni”.
L'agire di Dio nella storia rivoluziona i quadri di riferimento più consolidati dei rapporti umani. E' una manifestazione della sovranità di Dio, perché tutti si riconoscano piccoli ai suoi occhi, perché nessuno presuma di essere più importante di altri davanti agli occhi di Dio. Cristo vive le beatitudini ma si fa anche Via di insegnamento per i suoi, perché saprà poi proclamarle dal trono della croce mentre intercede dal Padre per noi la salvezza. Comprendiamo cosi anche l’esperienza di Paolo in quel testo citato nella II lett nel quale approfondisce il senso della croce, che da un punto di vista puramente umano è solo follia, invece l'apostolo ricorda che proprio ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini (v. 26). Le beatitudini invitano e non escludono nessuno. Si tratta di una specifica chiamata. Come l’Apostolo afferma: Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli!
I corinti vengono invitati dall Apostolo a considerare se stessi davanti a Dio. La comunità non può vantare nessun motivo di grandezza, ma il Signore ha scelto proprio queste persone perché fossero la sua comunità in Corinto. Ecco il criterio essenziale che guida l'elezione da parte di Dio “Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore”. E' lui che per noi è diventato mediatore di una salvezza che si manifesta in tre aspetti essenziali. Il primo è la giustizia, cioè nel rendere giusti i peccatori, a patto che credano. Il secondo è la santificazione: chi crede diventa sacro, separato, gradito a Dio. Il terzo è la redenzione, cioè il riscatto delle persone che erano state ridotte in schiavitù dal peccato e non erano libere nel fare esperienza di Dio come Padre che invita i suoi ad entrare nel suo Regno chiamandoli beati.
La Venerabile Nilde ha conosciuto nel proprio vissuto questa triplice realtà dell’opera di Dio - giustizia, santificazione e redenzione - fa parte di queste schiere beate e ha mostrato con la sua offerta di vita di aver saputo incarnare questo dono triplice gettandosi in Lui: Gettiamoci nel cuore di Gesù come una pietra gettata in fondo all’abisso, essa non tornerà mai più alla superficie e non servirà per nessun atto umano così deve essere di noi: dobbiamo vivere sepolte in Dio e consumarci di amore”. Interceda dunque per ognuno di noi da questo abisso di amore che è il cuore di Dio che i Beati andranno a gustare pienamente nel suo Regno!